venerdì 9 ottobre 2009

Correnti, banderuole e magna magna.

Si muovo a favore dei venti, come canne invertebrate, son pur sempre umani, così li giustificherebbe il filosofo. Parliamo dei correntisti PD, sempre pronti a difendere le proprie idee, profondamente radicate in un’altrettanto antica cultura politica, quella delle lobby e dei ribaltoni. Non ci si raccapezza in questa dedalo di divisioni, opinioni contrastanti sui più disparati temi, dal testamento biologico alle legge sul conflitto d’interesse, dal ritiro delle truppe italiane all’estero a quale gusto di gelato sia più buono. L’origine del male è l’articolo 30 dello statuto del partito- connesso con il 18 costituzionale- ovviamente più che democratico, il quale sanciste piena libertà d’idee oltre che associativa. Infatti il cielo pd pullula di associazioni e fondazioni satelliti, le quali sempre in virtù dello stesso articolo non possono essere sottoposte a nessun controllo da parte degli organi dirigenti. Ma si sa che la maggior parte di questi enti non sono altro che specchietti per le allodole, insuperabili recettori di consensi elettorali. Servono a “pesarsi” come recita il gergo politico, a stabilire dall’esterno quale possa essere il proprio apporto all’interno del partito e dunque a dividere proporzionalmente le fette di potere. Questa premessa è dovuta, prima di iniziare il lungo lavoro di analisi sistematica di queste divisioni informali che prescindendo dal pluralismo d’opinione a cui si appellano solo per “dovere demagogico”, danneggiano l’ispirazione “democratica” in senso letterale, su cui si fonda la Repubblica Italiana. To be continued…