venerdì 2 ottobre 2009

Modelli tumorali

La nostra specie vive in un sistema chiuso, un pianeta ricco al punto di aver garantito per secoli lo sviluppo di più civiltà. Nel momento in cui i consumi di una comunità eccedevano le risorse accessibili, era comune attaccare i circonvicini fino al ridimensionamento del numero degli aggressori o alla vittoria. Lo stratagemma – ellenico – di fondare colonie riuscì per un ad arginare questo tipo di conflitti per un discreto periodo, in una realtà relativamente vasta.
Oggi il sistema capitalista (e il consumismo che ne deriva) ha mutato le nostre prospettive: viviamo in un sistema planetario che non riesce a sostenere i consumi dell’Occidente, al quale si stanno aggiungendo paesi in via di sviluppo come Cina, India e Russia. È sufficiente spostarci in un’area densamente popolata come il Nord-Est della penisola italiana (o in molti centri urbani importanti) per riconoscere i danni di un modello che pretende di produrre merci senza limite; al di là delle brutture, i piani di sviluppo tendono alla dispersione di tipo campo/capannone/casa che costringono a stendere chilometri di asfalto, cavi e condutture nel folle tentativo di servire ogni singola rimessa e villetta. Quanta superficie è sottratta alla produzione agricola e al paesaggio? Quali oscure strategie dovrebbe adottare la popolazione per condurre una vita civile, venendo a mancare i luoghi di condivisione e di ritrovo? Tutto questo a favore di due categorie imprenditoriali molto vicine alla Mafia: quella dei cavatori e quella dei costruttori, che riescono a ottenere privilegi inverosimili da comuni, province e regioni.
Spostiamoci a Milano, dove troviamo 30,000 appartamenti sfitti e 72,000 mq di uffici abbandonati, dove l’attuale sindachessa sta foraggiando l’Expo 2015 (14 miliardi di appalti) dopo un “caldo” marzo 2009 nel quale numerosi affiliati a Cosa nostra e alla ‘ndrangheta, con le mani in pasta nei lavori d’allargamento della A4 Milano - Bergamo e di costruzione della famigerata Tav, sono stati arrestati. Questi affari sono inquietanti, ma fanno parte di un meccanismo che ha come centro i consumi di un paese il cui cittadino medio ha un’impronta ecologica di oltre 4 ha (la superficie produttiva necessaria a soddisfarne i consumi) non avendo una capacità superiore a 1 ha e ½ pro capite.

In queste poche righe è concentrato un colpo d’occhio a una realtà attuale, che stiamo in parte pagando ora, ma i cui effetti più terribili si preparano per un domani neppure troppo lontano. Cosche, demagoghi e imprenditori si scambiano i ruoli, si sovrappongono: industrie a Rosà e Tezze che scaricano cromo esavalente in falda, una nave affondata con un carico di rifiuti nocivi nel Tirreno, lo scudo fiscale che permette agli evasori di riportare capitali di dubbia origine con un misero balzello del 5%. È indispensabile considerare questi singoli eventi come tasselli di un mosaico del quale noi consumatori siamo il cemento: tu cosa preferisci?

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